Una rivoluzione silenziosa sta avvenendo nel mondo delle tecnologie di elaborazione, con implicazioni straordinarie per il futuro della musica digitale e dell’interazione uomo-macchina. È etico? Fa paura? Che sensazioni provate a scoprire che ora i computer diventano “organici”?
Al recente Mobile World Congress di Barcellona, mentre i riflettori erano puntati su smartphone e antenne 6G, la startup australiana Cortical Labs ha presentato qualcosa di veramente rivoluzionario: il CL1, il primo biocomputer commerciale che utilizza neuroni umani vivi.
Un’Orchestra di Neuroni Reali!
Fondata nel 2019 dal medico Hon Weng Chong e dal ricercatore Andy Kitchen, Cortical Labs ha sviluppato una tecnologia che potrebbe ridefinire il concetto stesso di elaborazione digitale. Invece di simulare reti neurali attraverso algoritmi su chip di silicio, come fanno i sistemi di intelligenza artificiale tradizionali, il team ha creato un computer che utilizza neuroni umani reali coltivati da cellule staminali e integrati con microchip.
Questi neuroni crescono su un chip dotato di migliaia di elettrodi che fungono da interfaccia bidirezionale: stimolano elettricamente le cellule cerebrali e contemporaneamente registrano la loro attività. In questo modo, i neuroni possono “sentire” input digitali e rispondere, creando un dialogo unico tra biologia e tecnologia.
Dal Pong alla Performance Musicale
Nel 2021, Cortical Labs ha dimostrato il potenziale di questa tecnologia insegnando a un gruppo di neuroni umani a giocare a Pong. I neuroni, stimolati con impulsi elettrici e “ricompensati” quando raggiungevano il risultato corretto, hanno modificato autonomamente le proprie connessioni per migliorare le performance, comportandosi come un’intelligenza biologica adattiva.
Questo esperimento ha già trovato applicazioni artistiche nel campo musicale. Gli artisti australiani Guy Ben-Ary e Nathan Thompson hanno creato “Music for Surrogate Performer”, un’opera presentata alla Biennale Musica di Venezia nel 2023, in cui un musicista umano interagiva con una rete neurale costruita utilizzando cellule staminali del compositore d’avanguardia Alvin Lucier, scomparso due anni prima.
Questa collaborazione post-mortem ha aperto nuovi orizzonti per la creazione e l’interazione musicale, dove il confine tra compositore umano e intelligenza biologica artificiale diventa sfumato.
Il CL1: Strumento Creativo del Futuro
Il CL1, lanciato al Mobile World Congress, rappresenta la prima versione commerciale di questa tecnologia rivoluzionaria. In vendita a circa 32.000 euro, sarà disponibile da giugno 2025. Il dispositivo è un sistema completo e autosufficiente, dove i neuroni umani vivono immersi in una soluzione nutritiva con tutti i supporti vitali necessari per mantenerli funzionanti fino a sei mesi.Per i musicisti e i produttori, le implicazioni sono enormi. Immaginate uno strumento musicale che non solo risponde ai vostri input, ma impara, si adatta e co-crea con voi.
Il CL1 può:
– Essere collegato a interfacce MIDI, sintetizzatori o altri strumenti musicali
– Apprendere stili musicali o pattern ritmici attraverso stimolazioni ripetute
– Generare composizioni originali basate su input minimi
– Creare interazioni musicali completamente nuove tra performer umani e intelligenza biologica
Attraverso il sistema operativo biologico (biOS), i musicisti possono interagire con i neuroni senza scrivere codice, ma semplicemente plasmando gli stimoli e l’ambiente virtuale in cui operano. Il sistema può ricevere input da microfoni, telecamere o controller MIDI e generare output che controllano sintetizzatori, luci o altri elementi performativi.
Efficienza Energetica e Creatività Biologica
Un aspetto cruciale del CL1 è la straordinaria efficienza energetica. Mentre addestrare un modello di AI tradizionale come GPT-3 richiede enormi quantità di energia (circa 1300 megawattora), i biocomputer di Cortical Labs consumano pochissimo: un rack con 30 unità CL1 utilizza solo 850-1000 Watt complessivi.
Per i musicisti che lavorano con sistemi di generazione musicale basati su IA, questo potrebbe significare la possibilità di creare sistemi di composizione algoritmica molto più complessi ed espressivi, ma con un’impronta energetica minima.
I neuroni sono “auto-programmanti, infinitamente flessibili e frutto di 4 miliardi di anni di evoluzione” – qualità che i modelli digitali cercano di emulare con risorse immense.
Neuroni Come Servizio
Cortical Labs ha anche pensato a chi non può permettersi fisicamente un CL1, offrendo un modello “Wetware-as-a-Service” (WaaS). Attraverso la piattaforma Cortical Cloud, musicisti e produttori potranno affittare tempo di calcolo sui neuroni da remoto, inviando i propri input musicali al sistema biologico via internet e ricevendo elaborazioni creative generate dalle cellule.Un compositore dall’altra parte del mondo potrà far apprendere al mini-cervello uno stile musicale o testare nuove forme di interazione sonora senza dover gestire un laboratorio biologico complesso.
Il Futuro della Creatività Musicale
Se oggi parliamo di sampling, loop e algoritmi generativi, domani potremmo discutere di “neuroni signature” di famosi produttori o di “pattern di connessione neurale” che caratterizzano diversi generi musicali. I biocomputer potrebbero ridefinire il nostro rapporto con la tecnologia musicale, rendendo possibili forme di co-creazione tra umani e sistemi biologici.
Naturalmente, questa tecnologia solleva importanti questioni etiche: a chi appartiene il copyright sulla musica creata da neuroni coltivati? È lecito utilizzare cellule di compositori deceduti per continuare la loro eredità creativa? E soprattutto, può un insieme di neuroni sviluppare una qualche forma di sensibilità musicale autonoma?
Mentre Cortical Labs afferma di operare secondo rigorosi protocolli etici, il dibattito è appena iniziato. Una cosa è certa: tra uno smartphone e una cuffia wireless, a Barcellona abbiamo forse assistito all’alba di una nuova era in cui la linea tra cervello umano e tecnologia musicale diventerà sempre più sottile, aprendo possibilità creative ancora inimmaginabili.